LA GRANDE GUERRA
La guerra di trincea ha rappresentato una caratteristica tipica e unica del primo conflitto mondiale.
La guerra di trincea ha rappresentato una caratteristica tipica e unica del primo conflitto mondiale.
A
differenza delle operazioni di assedio utilizzate nei secoli
precedenti, la prima guerra mondiale rappresenta un elemento di
novità, infatti le trincee degli opposti schieramenti correvano
lungo tutto il fronte, rendendo impossibile condurre una guerra di
movimento, inoltre L'uso
delle nuove tecnologie impiegate negli armamenti (mitragliatrici e
grandi cannoni) rese impossibile lo scontro in campo aperto perché
avrebbe significato farsi massacrare dal nemico. Dopo il fallimento
del piano dello stato maggiore tedesco che prevedeva una rapida
guerra di movimento contro la Francia (prima battaglia della Marna),
il fronte occidentale si trasformò in un'unica immensa cicatrice sul
terreno, dal Mare del Nord alle Alpi, brulicante di camminamenti e
rifugi, in cui milioni di uomini si affrontarono con continui
assalti, con alternate conquiste e perdite di piccoli lembi di
territorio, con bombardamenti d'artiglieria tanto devastanti quanto
insufficienti a sfondare le difese nemiche. Anche lo scontro tra
italiani e austriaci si trasformò ben presto in guerra di trincea,
protrattasi per tre anni sul Carso e sugli altipiani. In realtà la
Prima Guerra Mondiale si rivelò più lunga di quanto ci si
aspettasse e divenne presto una guerra di posizione in cui le linee
contrapposte si disputarono per anni pochi chilometri. Le trincee
erano lunghissime linee di scavo che la fanteria, formata
prevalentemente da contadini, praticava nel terreno per proteggersi
dall’ artiglieria nemica. Esse erano difese da parapetti costruiti
con la terra scavata e rinforzati da sacchi di sabbia. Dietro la
prima linea, la trincea più avanzata, c’erano parecchie linee di
fossati paralleli che servivano a contenere gli attacchi che fossero
riusciti a superare gli avamposti. Le trincee erano collegate tra
loro per mezzo di camminamenti, tramite cui si portavano alla prima
linea ordini, viveri, rifornimenti. Tra le trincee nemiche, che
distavano circa 400m, c’era la “ terra di nessuno” (no land
man) disseminata di reticolati di filo spinato. Le giornate
trascorrevano in attesa di essere attaccati e di attaccare
il nemico e in quel momento, preceduti dagli spari della propria
artiglieria, i soldati dovevano uscire allo scoperto e superare il
filo spinato sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche. Nella terra
di nessuno, piena di fango, di crateri creati dalle bombe, di morti
abbandonati da entrambi le parti, si cercava di avanzare sotto il
fuoco delle mitragliatrici per conquistare qualche metro di terra.
Coloro che riuscivano a passare indenni si gettavano in uno scontro
corpo a corpo nei fossati degli avversari usando la baionetta con
conseguente perdita di molte vite da entrambi gli schieramenti. Tutta
la linea di fuoco doveva essere sfruttata senza lasciare angoli
morti; i colpi dovevano essere mirati per evitare spreco di
munizioni. La disciplina era molto importante e se necessario
venivano usate le armi contro i soldati colpevoli di
insubordinazione. Era necessario prepararsi per difendersi dai gas
asfissianti, in caso di tal allarme si doveva segnalarlo alle linee
retrostanti e indossare maschere e occhiali. Generalmente i soldati
trascorrevano nelle trincee di prima linea un periodo di tempo molto
limitato, da un giorno a due settimane, dopodiché si procedeva ad un
avvicendamento delle unità. In un anno, un soldato mediamente
suddivideva il proprio tempo tra le trincee di prima linea, le
trincee di appoggio, l’ addestramento, i trasferimenti e le
retrovie di recupero soprattutto per gli ufficiali. I soldati in
trincea sopportavano grandi disagi e sofferenze perché erano
esposti al sole, alla pioggia, alla neve, al freddo. Lo spazio era
poco, non riuscivano a muoversi e il loro principale nemico era il
fango. Le condizioni igieniche erano pessime: la stessa uniforme era
indossata per settimane e quindi i soldati erano coperti da strati di
fango, pulci e pidocchi. Spesso la trincea era usata anche come
latrina ma lì venivano anche distribuiti i viveri, questa mancanza
di igiene attirava i topi che rosicchiavano sia le riserve di cibo
che i cadaveri. La qualità del cibo era un grosso problema perché
spesso giungeva freddo e scotto nelle trincee dalle retrovie. Non
mancavano il vino ed i liquori, che servivano, assieme ai sigari
toscani, a mitigare il puzzo dei cadaveri in decomposizione e a
sollevare il morale delle truppe ma era limitata la disponibilità
di acqua. Inoltre in inverno cibo e acqua gelavano rendendo
impossibile nutrirsi e per avere qualcosa in più dovevano pagare con
quel poco che possedevano.
I
soldati semplici potevano rimanere in prima linea senza ricevere il
cambio per molte settimane. La presenza della morte era costante
perché i cecchini nemici sparavano da posizioni nascoste al minimo
movimento nelle linee nemiche. I feriti dovevano spesso attendere la
notte per i soccorsi. Il rischio di setticemia, tetano e infezioni
intestinali era molto elevato e spesso i cadaveri rimanevano nelle
trincee per giorni. Disagi e sofferenze mettevano a dura prova i
soldati e erano frequenti le opposizione alla guerra: alcuni
fuggivano e disertavano rifiutando il combattimento.
I
tribunali militari punivano duramente queste forme di rivolta e le
esecuzioni capitali furono spesso trasformate in eventi esemplari
tramite i quali eliminare ogni velleità di disobbedienza.
La
stampa esaltava gli atti di eroismo per far dimenticare il vero volto
della guerra e per incitare i soldati in trincea stanchi e avviliti
facendoli sentire degli eroi.
Dopo
4 anni e tre mesi di combattimenti, nel 1918 la prima guerra mondiale
terminò lasciando sul campo 37 milioni di morti e i civili morti
furono 10 milioni.
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