1914-1918


LA GRANDE GUERRA 


La guerra di trincea ha rappresentato una caratteristica tipica e unica del primo conflitto mondiale.
A differenza delle operazioni di assedio utilizzate nei secoli precedenti, la prima guerra mondiale rappresenta un elemento di novità, infatti le trincee degli opposti schieramenti correvano lungo tutto il fronte, rendendo impossibile condurre una guerra di movimento, inoltre L'uso delle nuove tecnologie impiegate negli armamenti (mitragliatrici e grandi cannoni) rese impossibile lo scontro in campo aperto perché avrebbe significato farsi massacrare dal nemico. Dopo il fallimento del piano dello stato maggiore tedesco che prevedeva una rapida guerra di movimento contro la Francia (prima battaglia della Marna), il fronte occidentale si trasformò in un'unica immensa cicatrice sul terreno, dal Mare del Nord alle Alpi, brulicante di camminamenti e rifugi, in cui milioni di uomini si affrontarono con continui assalti, con alternate conquiste e perdite di piccoli lembi di territorio, con bombardamenti d'artiglieria tanto devastanti quanto insufficienti a sfondare le difese nemiche. Anche lo scontro tra italiani e austriaci si trasformò ben presto in guerra di trincea, protrattasi per tre anni sul Carso e sugli altipiani. In realtà la Prima Guerra Mondiale si rivelò più lunga di quanto ci si aspettasse e divenne presto una guerra di posizione in cui le linee contrapposte si disputarono per anni pochi chilometri. Le trincee erano lunghissime linee di scavo che la fanteria, formata prevalentemente da contadini, praticava nel terreno per proteggersi dall’ artiglieria nemica. Esse erano difese da parapetti costruiti con la terra scavata e rinforzati da sacchi di sabbia. Dietro la prima linea, la trincea più avanzata, c’erano parecchie linee di fossati paralleli che servivano a contenere gli attacchi che fossero riusciti a superare gli avamposti. Le trincee erano collegate tra loro per mezzo di camminamenti, tramite cui si portavano alla prima linea ordini, viveri, rifornimenti. Tra le trincee nemiche, che distavano circa 400m, c’era la “ terra di nessuno” (no land man) disseminata di reticolati di filo spinato. Le giornate trascorrevano in attesa di essere attaccati e di attaccare il nemico e in quel momento, preceduti dagli spari della propria artiglieria, i soldati dovevano uscire allo scoperto e superare il filo spinato sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche. Nella terra di nessuno, piena di fango, di crateri creati dalle bombe, di morti abbandonati da entrambi le parti, si cercava di avanzare sotto il fuoco delle mitragliatrici per conquistare qualche metro di terra. Coloro che riuscivano a passare indenni si gettavano in uno scontro corpo a corpo nei fossati degli avversari usando la baionetta con conseguente perdita di molte vite da entrambi gli schieramenti. Tutta la linea di fuoco doveva essere sfruttata senza lasciare angoli morti; i colpi dovevano essere mirati per evitare spreco di munizioni. La disciplina era molto importante e se necessario venivano usate le armi contro i soldati colpevoli di insubordinazione. Era necessario prepararsi per difendersi dai gas asfissianti, in caso di tal allarme si doveva segnalarlo alle linee retrostanti e indossare maschere e occhiali. Generalmente i soldati trascorrevano nelle trincee di prima linea un periodo di tempo molto limitato, da un giorno a due settimane, dopodiché si procedeva ad un avvicendamento delle unità. In un anno, un soldato mediamente suddivideva il proprio tempo tra le trincee di prima linea, le trincee di appoggio, l’ addestramento, i trasferimenti e le retrovie di recupero soprattutto per gli ufficiali. I soldati in trincea sopportavano grandi disagi e sofferenze perché erano esposti al sole, alla pioggia, alla neve, al freddo. Lo spazio era poco, non riuscivano a muoversi e il loro principale nemico era il fango. Le condizioni igieniche erano pessime: la stessa uniforme era indossata per settimane e quindi i soldati erano coperti da strati di fango, pulci e pidocchi. Spesso la trincea era usata anche come latrina ma lì venivano anche distribuiti i viveri, questa mancanza di igiene attirava i topi che rosicchiavano sia le riserve di cibo che i cadaveri. La qualità del cibo era un grosso problema perché spesso giungeva freddo e scotto nelle trincee dalle retrovie. Non mancavano il vino ed i liquori, che servivano, assieme ai sigari toscani, a mitigare il puzzo dei cadaveri in decomposizione e a sollevare il morale delle truppe ma era limitata la disponibilità di acqua. Inoltre in inverno cibo e acqua gelavano rendendo impossibile nutrirsi e per avere qualcosa in più dovevano pagare con quel poco che possedevano.
I soldati semplici potevano rimanere in prima linea senza ricevere il cambio per molte settimane. La presenza della morte era costante perché i cecchini nemici sparavano da posizioni nascoste al minimo movimento nelle linee nemiche. I feriti dovevano spesso attendere la notte per i soccorsi. Il rischio di setticemia, tetano e infezioni intestinali era molto elevato e spesso i cadaveri rimanevano nelle trincee per giorni. Disagi e sofferenze mettevano a dura prova i soldati e erano frequenti le opposizione alla guerra: alcuni fuggivano e disertavano rifiutando il combattimento.
I tribunali militari punivano duramente queste forme di rivolta e le esecuzioni capitali furono spesso trasformate in eventi esemplari tramite i quali eliminare ogni velleità di disobbedienza.
La stampa esaltava gli atti di eroismo per far dimenticare il vero volto della guerra e per incitare i soldati in trincea stanchi e avviliti facendoli sentire degli eroi.
Dopo 4 anni e tre mesi di combattimenti, nel 1918 la prima guerra mondiale terminò lasciando sul campo 37 milioni di morti e i civili morti furono 10 milioni.



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